La cultura e il presente, secondo Angelo Rizzo

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Salerno e Torino distano circa 930 kilometri, percorribili in otto ore di auto, sei ore di treno o un’ora e mezzo di aereo.

Avevo un sacco di soluzioni per raggiungere Angelo Rizzo a casa sua, nella provincia salernitana. Purtroppo, la quotidianità delle cose e la fretta di quest’epoca malata non sono amiche del tempo. Per questo, quando ci scriviamo con Angelo su TikTok per concordare un’intervista, l’idea di sentirci su Meet è automatica.

Sono le 21 di un giovedì sera di luglio. Non fa caldissimo, e a Torino sto bene tenendo la finestra aperta alle mie spalle. Angelo invece è in ufficio, con il condizionatore che ogni tanto lo fa tossire un po’. Tiene la giacca e il suo sorriso accogliente risalta in questa mise che mantiene la promessa, rappresentandolo bene per l’ingegnere che è.

Già, perché Angelo Rizzo, tiktoker da più di 200K followers e founder del progetto TiConsiglia.it, è prima di tutto un ingegnere, o forse sarebbe meglio dire, un ingegnere di Salerno, dato che la sua storia è legata a doppio filo a questa città.

Quando mi connetto la nostra chiacchierata diventa subito un fiume in piena di domande, osservazioni, racconti.

Come se quella sua spiccata dialettica sia sempre pronta a partire con l’ennesima risposta, e devo confessare che trovarmelo davanti in privato, disposto a rispondere a domande anche numerose (“Sono allenato a stare anche sei ore su Twitch“, mi dice soddisfatto) mi mette a mio agio, seppur sia io l’intervistatore e debba io mettere a proprio agio lui.

Non faccio nemmeno in tempo a partire con le mie domande che il racconto di come ha cominciato a creare contenuti mi arriva dritto per dritto: “Mi servivano i soldi per migliorarmi. Non tanto, ma una cifra che mi permettesse di fare upgrade tecnici. Per esempio, con i primi soldi che ho guadagnato dai contenuti ho comprato dei microfoni. Ora sto cercando di passare a fare video in esterna. Io ho sempre fatto video in studio, il prossimo step è quello di fare video “fuori”. Ci sto lavorando, anche grazie al supporto di uno YouTuber, emalloru. Lui è esperto di video in esterna, ci siamo conosciuti via social. Mi ha regalato dei video di videomaking e storytelling, per cominciare a capire come fare video. Non è l’unico punto di riferimento che ho, lui. Ho seguito e cerco di imparare da Nova Lectio, ovviamente Alessandro Barbero, Andrea Ciraolo, Giorgio Taverniti, Raffaele Gaito.”.

Tutto però ha un inizio, ed è da lì che voglio cominciare il mio viaggio nell’universo di TiConsiglia.


Partiamo dalla tua biografia. Esperienza all’estero, ingegnere, consulente per aziende produttive… Ma chi è Angelo Rizzo “prima” della nascita di TiConsiglia? Cosa cercavi?
Sono di Salerno e sono molto legato alle mie origini. Ho fatto sia il liceo che l’università qui. Poi ho fatto il ricercatore in Francia, dove ho realizzato la tesi (sperimentale). Ci sono voluti due anni, era sul settore dell’essiccamento sottovuoto di alimenti e con microonde.
[Qui mi mostra un pezzo della sua tesi con oggetti fantascientifici che Angelo ha studiato ndr]
In Francia facevo ricerca per l’industria, poi ho continuato a lavorare per il settore degli alimenti. Una volta laureato ho fatto il servizio civile in un’associazione di assistenza ai disabili, facevo l’educatore e l’autista del pulmino. Finito quel percorso ho cominciato a insegnare. Mi trasferii a Torino, poi sono entrato nel mondo del lavoro come controller della qualità nel settore alimentare, sempre in Piemonte.
Lì mi arriva il quesito: qual è il mio posto del mondo? E lì la risposta è stata che volevo tornare a casa, nella mia terra. Era una questione di valori: mi sentivo quasi fuori posto, forse per una questione anche di vocazione. Poi devo dire che non mi sentivo molto integrato… Chiedevo ai miei colleghi di poter andare a giocare a calcetto anche io, e loro niente, non mi invitavano [ride ndr].
A me i soldi non sono mai interessati, per questo ero pronto ad andare incontro a una “decrescita” professionale. Così tornai a Salerno. Nel 2008, poi, incontrai qualche amico d’infanzia: ci ritrovammo tutti professionisti, io ingegnere chimico, chi ingegnere civile… e ci lanciammo in un’associazione, A2C, che opera sul territorio. Un nome che scegliemmo perché in quel periodo i siti a tre lettere stavano finendo: così comprammo quel dominio e scegliemmo quel nome. Oggi lavoriamo ancora insieme, nella consulenza tecnica e nella progettazione degli impianti.

Sei una personalità poliedrica: ingegnere, ma anche scrittore, divulgatore, content creator e musicista…
… sì, ma la musica la faccio con l’AI, eh?! [Ride ndr]. Poi vabbè gioco a scacchi, sono appassionato di astronomia. Io ho mia mamma che è una giornalista e storica, mio nonno era storico, uno dei massimi esperti della storia medievale di Salerno. Mio papà è chimico e da bambino mi spiegava la fisica delle particelle o la struttura dell’atomo. Entrambi i miei genitori sono grandi amanti della cultura. La mia vocazione credo nasca da lì. Io sono la fusione dei miei genitori.

Quindi è da qui che nasce l’esigenza di raccontare la cultura…
Tutto parte nel 2018, quando lavoravo nell’ambito della consulenza tecnica. Avevamo avviato una serie di seminari gratuiti di divulgazione di tipo tecnico. Facevamo, con i colleghi di A2C, questi seminari a titolo gratuito con il patrocinio di alcune istituzioni. Parlavamo di campi elettromagnetici, emissioni gassose, abbattimento degli odori… un casino di roba. Nel 2020, a febbraio, facciamo in tempo a fare un seminario su come si legge l’etichetta dell’acqua, e poi scoppia la pandemia. Ci troviamo in lockdown. Io mi attivo professionalmente per aiutare le persone in quel periodo, in qualità di tecnico. Ci rendevamo conto che però era difficile mantenere le relazioni e favorire l’incontro. Io avvertii la disgregazione della società e a giugno aprii TiConsiglia, con il fine di divulgare ciò che facevamo con i seminari. Trovai però molta difficoltà, anche perché non conoscevo così bene i mezzi di comunicazione. A settembre comincio a lavorare in maniera più organica e organizzata: i primi risultati su YouTube non furono incoraggianti. Allorché, verso le fine del 2020 YouTube rilascia gli short. Mi dico: chi è già uno YouTuber affermato cannibalizza l’audience. Questa è l’occasione di provare a uscire dalla meccanica per cui le persone non cercano più ma si abituano a seguire qualcuno. Questo perché c’è un cambio di passo legato al fatto che è l’algoritmo in base ai tempi di permanenza di ciò che vedi a proporti cosa vedere. È un game-changer. Questo significava che se si sfruttava questo cambio di passo, allora si poteva crescere.
Ho preso allora i format che già facevo e li veicolai attraverso gli short, ma subito non andarono bene. Provai allora il Q&A e più le domande erano sceme e più la gente le guardava. Man mano ho fatto degli esperimenti, ho analizzato gli elementi che funzionavano e li ho portati avanti. Così sono diventato più nerd, lasciando un po’ da parte quelli che erano i tecnicismi. Mi sono un po’ “aperto” ad altri temi.

Credi che la conoscenza, intesa come studio della profondità, sia un tema ancora attuale? O i GenZ, gli Alpha, e le generazioni che seguiranno, saranno sempre più votati alla superficialità?
A me capita anche di incontrarle, le persone. La gente mi ferma ogni tanto perché mi riconosce per strada. Io mi ci metto a parlare, e solitamente cerco di profilare la persona che ho davanti. Poi cerco di dargli una buona parola per approfondire e conoscere. La situazione, a sensazione, è molto variegata: chi segue il mio canale si “autosceglie”, si “autoseleziona”. Chi segue me è disposto a 1) ascoltare un ragionamento, cosa non banale e 2) capire ciò che dico.
La mia visione è di una nuova generazione, dai 16 ai 20, ma anche dai 20 ai 30, che è di livello elevato. Se ti devo paragonare la mia generazione a quella attuale, quella attuale è migliore. Perché vanno molto di più in profondità oggi. Magari l’adolescente in DM ti dice la stupidata: io però parlo con tutti e con tutti provo a ragionare. Così arrivano sempre ragionamenti di livello. Le nostre generazioni, invece, era composta molto più da materialisti. Chi studia oggi è molto più serio, più equilibrato. Poi quando gli utenti sono più grandi sai cosa succede? Che gli dà fastidio se si rendono conto che tu ne sai più di loro. Io me ne accorgo che ci sono persone “mature” che nei commenti aggrediscono (e li blocco). Poi forse, sono più radicati nelle convinzioni i “vecchi”.

Che cosa intendi raggiungere con il proposito: “Unisco persone per creare una comunità pensante attiva”?
Ti voglio precisare una roba: io sono apolitico. Non ho interesse a scendere in campo. Mi hanno chiesto di dire cosa fare ai referendum e la mia risposta è stata “fai secondo coscienza”. È il frutto della pandemia: volevo sopperire a quella disgregazione della comunità reale che osservavo. Se guardi i commenti, c’è discussione della community. Io sono un “iniziatore” di un ragionamento, poi la discussione continua. Per me i social sono spazio di incontro. Se noti, io dico “Ci chiede”. Perché non chiede a me, chiede alla comunità. Io dò la mia risposta, poi è la community che deve dare la propria risposta. Io sono quello che dà l’inizio a un forum, il mio canale un po’ aspira a essere un forum.

Parliamo di pubblico. Sul tuo sito hai uno spaccato piuttosto fedele (oserei dire ingegneristico) di come è stratificato il tuo pubblico: risponde ai tuoi obiettivi? C’è una fascia di popolazione cui vorresti parlare maggiormente?
Allora… Se riesco anche come obiettivo secondario a propormi dal punto di vista professionale, dopo aver conosciuto il personaggio, a me fa piacere. Se riesco ad arrivare a piccoli imprenditori della mia zona che poi diventano clienti, a me fa piacere. Però non è un obiettivo prioritario. Diciamo che questo è un obiettivo secondario, anche perché è capitato quindi perché negarlo? Al di là di questo, non ho un vero e proprio pubblico desiderabile. Io vorrei parlare trasversalmente a uomini e donne, dalle scuole superiori in su. Alla fascia più bassa ho difficoltà, anche se capita che ci siano più giovani fra chi mi segue. Le persone più “anziane” mi sono reso conto che è meglio lasciarle perdere, lasciarle al loro cammino, perché potrei aver fastidio. Se potessi scegliere taglierei dai sessant’anni in su, poi accetto anche i novantenni. L’importante è che capiscano ciò che dico.

Ricevi moltissime domande sul tuo canale di TikTok: quali sono i criteri con cui le selezioni?
Fino al 2023, le domande le sceglievo io. Selezionavo i topic che avevano dato buoni risultati e se mi facevano una domanda d’approfondimento su quell’argomento, la riprendevo. Il primo video che è andato virale su TikTok era un video su cosa succede a un astronauta che muore nello spazio. Era un argomento particolare perché unisce fisica, aspetto medico, horror ed emotività. Un bel mix. Ho capito questa cosa, allora quando qualcuno mi chiedeva qualcosa di simile io facevo il video.

Ad esempio sui vulcani la gente è folle. Però in realtà, dal 2023, io ho cominciato con Tipeee, una specie di Patreon francese. Me la consigliò Roberto Mercadini, un creator che parla di filosofia (fra l’altro ha un livello culturale elevatissimo). Mi è subito piaciuta come piattaforma, ospita creator che hanno un’etica profonda. Mi rivedo nei valori della struttura. Su Tipee ho introdotto il tema del crowdfunding: se uno mi paga per far un video sulla domanda, allora vuol dire che ci tieni veramente. Perciò non scelgo io le domande: le persone pagano per sentire le mie risposte. Un po’ anche per goliardia, certo. Però anche perché ci credono.

Hai cominciato a presenziare anche a degli eventi: si può dire che la cultura stia cominciando a diventare un fattore che attrae?
Io ho partecipato a eventi molto diversi fra loro. Io non sono un cantante (e non consiglio di farmi cantare) [ride ndr], e secondo me non sono manco un comico anche se ho qualche tempo molto umoristico. C’è la componente del meme, però quello che ho notato è che negli eventi si tende a voler approfondire il “me” che esce dal personaggio. Si vuole capire chi sono io, se sono costruito. Secondariamente, vogliono ascoltare i mie ragionamenti, magari che diventano diversi dal solito. Recentemente ho fatto un intervento a un festival musicale: l’ho aperto facendo un’introduzione storica sul contesto in cui quel festival veniva realizzato, e perché i musicisti suonavano proprio lì, in quel luogo. 

In Rete ci sono tantissime informazioni: come si fa a muoversi in maniera propositiva, tenendo conto che il principale competitor spesso è proprio l’ignoranza?
Siamo in un’epoca strana. Pensa al Nobel a Trump. Il bispensiero di Orwell è quando tu pensi tutto e il contrario di tutto, senza ricordarti di esser forzato a farlo. Pensa a cosa è successo, sempre prendendo Trump, a come ha trattato Zelensky alla Casa Bianca a febbraio e cosa ha detto scorsa settimana. Il web ha dato modo di accedere a molti contenuti non omologati. Internet veicola delle comunicazioni senza filtro: però, c’è un pericolo. Senza filtro possono uscire delle bufale enormi, con tutti i complotti del caso. Il web bisogna accettarlo così com’è, e anche la società. La società non va verso l’ignoranza: diciamo che è assettata di spiegazioni e di narrazione, e riuscire a distinguere il vero dal falso…

Domanda da content creator: che futuro vedi per il mercato del contenuto e se fra cinque anni ti vedi ancora a cercare di formare le persone.
Vedo un pericolo enorme enorme, enorme, ma proprio grosso grosso grosso, dall’AI. È probabile che l’IA schiaccerà qualsiasi tentativo di creatività umano. Diciamo che per un fatto di comodità a generare contenuti con intelligenza artificiale, vedo molto fosco il futuro dei creator. Non schiaccerà chi è riconoscibile e chi ha una linea di pensiero distintiva, che corrispondano anche all’umanità. Chi fa contenuti con tratti distintivi dell’uomo, non sarà schiacciato. Il futuro anche a livello video, immagina, fra 10 anni un’Ai fa un intero video di divulgazione. Ti fa uno spaccato di un motore, come il fluido gira nel pistone, come sale la pressione… Sarà una roba incredibile. La divulgazione cambierà. Chi metterà la sensibilità al centro sopravviverà.

Ultimissima domanda: tu sei un ingegnere e hai evidentemente dedicato tanto tempo all’istruzione. Cosa manca alla scuola per entrare veramente nel XXI secolo (se manca qualcosa)?
[fa una faccia spaventata ndr] La scuola è un tasto dolentissimo. Sono contrario all’aziendalizzazione della scuola: non è la palestra per fare le persone che lavorano. È stato fatto uno sbaglio aziendalizzare la scuola con logica produttiva, per creare lavoratori. La cultura dev’essere slegata dall’ottica lavorativa ed economica. Vedo questa tendenza e sono molto preoccupato, perché si va convintamente in questa direzione: nei giorni scorsi leggevo che se fai un po’ di attività in azienda ti avvicini alla laurea… non so. Io sono tradizionalista. Sicuramente si possono integrare gli strumenti nuovi, ma bisogna tornare alla formazione tradizionale. 
Quando ho lavorato in Francia, ho conosciuto ragazzi di tutte le nazioni (americani, cinesi, indiani, svedesi… di tutto il mondo). Ti posso dire, non per vantarmi, io avevo un livello di base culturale che era fuori scala rispetto gli altri. Era la preparazione che avevo dalla scuola. Io ho fatto un liceo scientifico, niente di particolare. A sentire certi miei conoscenti c’era da rabbrividire… Non so se hai mai visto qualche video sugli americani e la geografia [ride ndr]. Io sono tradizionalista.

Sono le 22:30 e ci siamo raccontati tantissime cose con Angelo Rizzo.

Ci diamo appuntamento per parlare ancora, e perché no, per provare a capire come intrecciare i reciproci progetti. D’altronde, lui è veramente un profilo humanist: garbato, in ricerca e curioso, con la testa che immagina la realtà e il cuore ricolmo d’amore verso il sapere. Intervistarlo è stato un vero piacere, sarà perché forse in lui è rimasto qualcosa del bambino che ci ha raccontato ascoltare il papà parlare di fisica e particelle…

Continueremo a seguirti, Angelo.

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Francesco Gavatorta
Francesco Gavatortahttps://francescogavatorta.com/
Leggo, scrivo, gioco a Football Manager, guardo il calcio e la boxe e ogni tanto li pratico entrambi. Mi piacciono le storie. Ho fondato Humanist.