Elogio dell’imprevisto. Cos’è una libreria-casa

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In una piazzetta bianca, leggermente in salita a ridosso della vista mare e dei locali accarezzati dal vento, compare una libreria-casa. Vuoi per la salita, vuoi per il cammino lungo il perimetro difensivo del centro storico cittadino, se provieni da un’altra direzione, la libreria-casa si offre già alla vista come sollievo: se poi decidi di entrare, tutti gli altri sensi non faranno che confermare la tua percezione e il senso del luogo.

La riga di parole

La libreria-casa si trova a Otranto, borgo della costa adriatica del Salento in provincia di Lecce, Puglia. Siamo sul punto più orientale, quello che consente di guardare le coste albanesi nei giorni più sereni, aggirarsi nel Castello in carparo salentino, la sua pietra giallo-dorata, di sentire addosso la fede fiera dei martiri che nel 1480 persero la vita nell’invasione della città da parte dei turchi ottomani, di entrare in un mare disegnato col celeste dei bambini e non volerne uscire più.

La libreria-casa è aperta. Dentro puoi trovarci una piccola donna che scrive e sorride, un uomo lungo e pensoso, una signora affaccendata e felice: non ti disturbano nel tuo giro esplorativo, rispettano il sollievo che hanno creato per te, sono pronti però a moltiplicarlo con una riga di parole.

La riga di parole, scriveva Annie Dillard nel piccolo saggio Bompiani Una vita a scrivere, è “il piccone del minatore, il cesello dell’ebanista, il sondino del chirurgo”. Ma è “anche un martello” e anche “una fibra ottica, flessibile come un cavo; illumina il sentiero fino al cedevole limitare. Si usa come una sonda, delicata come un bruco”.

Casa editrice

La libreria-casa è delicata ma tenace e forte nel tempo in cui la velocità di uscite, personaggi e resi invade anche l’editoria e le librerie, molte si arrendono: è in calo l’indicatore relativo ai ricavi nei primi sei mesi dell’anno, secondo il rapporto di ricerca del Format Research Osservatorio sulle librerie in Italia, commissionata da ALI – Associazione Librai Italiani. È lo stesso tempo in cui si moltiplicano le fiere, la presenza social, i contatti che contano, i contratti che cambiano.

La libreria-casa è anche casa editrice ma chi entra, come chi resta, lo fa senza vanto né sforzo né nome e se proprio uno deve essere fatto, sarà quello di Christian Bobin, copie ordinate sugli scaffali a sinistra. I testi dell’autore francese scomparso nel 2022, così noto nel suo paese e meno nel nostro, si legano perfettamente alla semplicità dell’ambiente che li accoglie e al fondatore della casa editrice, Giuseppe Conoci, che lentamente ma inesorabilmente continua nell’opera di diffusione delle parole e del pensiero di Bobin, autore delle piccole cose anzi dell’infinitamente piccolo, capace di soffermarsi lui e farci soffermare insieme a lui sulla bellezza di un filo d’erba, della pioggia, della musica di Mozart.

Nel tempo degli esperti, degli influencer, dei guru, dei talent… Bobin e chi lo ama spingono a guardare in basso, altezza bambino, per essere “poeti del quotidiano”, fautori di una rivoluzione discreta e folle.

L’urgenza di imprevisti

Folle, Bobin, nell’apprezzare e perfino desiderare l’imprevisto, come propone in Autoritratto al radiatore: “È l’imprevisto ciò che aspetto, niente altro. Ovunque, sempre. Nelle pieghe di una conversazione, nel guado di un libro, nelle sottigliezze di un cielo. Lo aspetto con impazienza. È quello che non mi aspetto ciò che aspetto”.

Alzi la mano chi non sente tutta l’urgenza di imprevisti che ci scuotano dall’abitudine e ci restituiscano alla meraviglia. Non sono tanto sicura di quante braccia si siano sollevate, eppure questo offre una libreria casa: l’imprevisto di un passo in più verso un rifugio silenzioso fra i turisti di stagione, una tana sicura in ogni altro momento dell’anno. Un posto dell’anima che riconoscerai anche se non ti lascio volutamente il nome.

No, non sono tutte così le librerie ma si riconoscono quelle immaginate mattone su mattone da chi ama la parola e la sua forza rivelatrice di storie, di sensi, di pace.

Abitare poeticamente il mondo sarebbe forse prima di tutto guardare pacificamente, senza l’intenzione di prendere, senza cercare una consolazione, senza cercare nulla

Foto di Alessia Rapone alla libreria-casa AnimaMundi

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Alessia Rapone
Alessia Rapone
Mi muovo in equilibrio fra la parola scritta e la parola orale: giro col registratore e le cuffie per conoscere la realtà e costruire storie. Quando non mi muovo, leggo, immagino, resto Humanist.