Ho conosciuto Karim più di dieci anni fa, quando ero un giovane aspirante creativo in un mondo troppo diverso da quello attuale.
Anche per questo, oggi, scelgo di chiamarlo per nome e non per esteso, con il suo cognome: perché rileggo tanto del mio vissuto nel parlare della sua opera prima.
Lui era una figura imponente, diversissima da me per esperienza e approccio alle cose. Confesso, ne ero intimorito la prima volta che me lo trovai davanti, se non altro perché alcuni colleghi me ne avevano parlato come una persona estremamente fuori dagli schemi.
Un uomo elegante, dall’eloquio ricercato e straordinariamente variegato, con un approccio alla vita concreto e che per certi versi trovai affine al mio.
Quando la vita mi portò in altri luoghi, non ci perdemmo di vista (almeno, digitalmente). Continuammo a leggerci, che spesso è la cosa migliore che si possa fare, quando si ha a che fare con persone che stimi e che sono geograficamente lontano da te.
Non ebbe paura di soffermarsi sui miei modesti lavori, dandomi un parere, scrivendo una recensione, anche – e questo mi onorò non poco- raccomandandolo.
Fra le varie chiacchierate che abbiamo fatto, al proposito, un giorno si lasciò sfuggire un “Anche io ho lavorando a un saggio”, e la cosa non poté che farmi piacere, se non altro perché fra tutte le persone che hanno avuto la possibilità di scrivere un libro, Karim ci doveva essere.
Ecco perché “Forza Assente – il potere non artificiale dei racconti” edito da Provaci ancora Bill è un libro di cui val la pena parlare oggi.
Mi ha autenticamente stupito esattamente come mi aspettavo facesse, esattamente come succede ogni volta che apro il profilo Instagram di Karim e vedo la sua città, Milano, in un modo che la fa amare anche a un torinese di ferro come me.
Perché Forza Assente
Perché è un libro sulle narrazioni senza che ci sia il bisogno di dirlo di continuo.
Poi: è un libro sulle radici della nostra società, senza per forza spingersi nell’accademia più classica.
E perché è un libro che parla di noi, della nostra vita, delle cose belle che spiegano come i tempi siano cambiati e come ci sia spazio ancor oggi per riscoprire tempi che sono ormai finiti ma dentro cui le radici dell’oggi affondano saldamente.
Basterebbero queste tre motivazioni a spingere un lettore o una lettrice verace a dedicarsi a un libro che ho letto con curiosità e interesse.
Suddiviso in capitoli che nell’epoca della Grande Digitalizzazione possiamo considerare “brevi” ma che a dispetto della brevità sono molto densi, Forza Assente spazia fra momenti della storia recente e contemporanea in cui artisti, musicisti, creativi e geni di ogni tipo lasciavano traccia di sé influenzando il resto del mondo.
Karim fa sfoggio di una cultura sterminata in quanto a musica e arte, creando collegamenti con il contesto socio-politico e spiegando come la grande narrazione collettiva occidentale sia ancorata a una miriade di episodi che hanno saputo costruire una coscienza di classe e sociale, influenzando le menti e originando molte delle contraddizioni che oggi possiamo osservare nel nostro quotidiano.
La domanda che ci dovremo porre è quanto sia possibile oggi parlare di narrazioni e racconti lasciando da parte questi aspetti del nostro mondo: la risposta che Karim offre (spoiler: “no, non si può”) è uno spaccato autentico e consigliato anche per chi non ha vissuto il ‘900 e i decenni della Guerra Fredda, con il loro carico di aspettative, tensioni e anche spinte alla ricerca di una grande verità, cui ognuno dava una forma diversa.
Se siete over 40 come me, le sue pagine saranno la porta per una sessione ricca di una robusta dose di nostalgia. Se invece di anni ne avete meno, Forza Assente vi aiuterà a scoprire cose che oggi si possono ritrovare anche nella disarticolata realtà digitale che ci si para di fronte agli occhi ogni giorno.
A voi la scelta.